“Se c’è una professione che deve vivere il proprio tempo, anzi, avere una visione proiettata nel futuro è quella dell’insegnante”, così risponde Emanuela Zibordi a chi afferma che le sue idee sull’uso dei testi scolastici 2.0 sono troppo onerose in termini di tempo e risorse formative per gli insegnanti italiani, non certo tra i meglio pagati in Europa. [Quanto guadagnano gli insegnati e i dirigenti in Europa – fonte Eurydice].
“So bene che siamo molto pressati, ma ci sono delle alternative alle valutazioni che scimmiottano gli esami universitari”. Emanuela Zibordi insegna scienze motorie all’IIS G. Luosi di Mirandola, in provincia di Modena, ma per la scuola – che include anche un liceo classico e un liceo linguistico – è una risorsa preziosa in ambito digitale. “Sono un jolly: passo nelle classi, cerco di capire i bisogni dei colleghi e degli studenti e – nei progetti trasversali – li aiuto a ottenere un prodotto finale digitale”. Un esempio è Our journal’s Passion – free time is read, il laboratorio di giornalismo di una prima liceo classico che è diventato un ebook, pubblicato nei diversi formati dei libri digitali, dal pdf all’epub.
Come strumento per gli insegnanti che volessero cimentarsi con questo metodo di scrittura partecipativa e collaborativa Emanuela ha recentemente pubblicato con la casa editrice digitale 40k l’ebook Testi scolastici 2.0. “I ragazzi devono imparare a scrivere insieme, perché ormai tutto il mondo fa così. La scrittura collaborativa non è un processo spontaneo, deve essere guidato” dice Emanuela e si spiega con un esempio da ultimo giorno di scuola: “davanti alla macchina delle fotocopie c’era una fila lunghissima. I ragazzi che di lì a poco avrebbero affrontato la maturità stavano fotocopiando quintali di carta, con quest’ansia di non perdere nemmeno un appunto. C’è una bella differenza se arrivi a quel giorno con un ebook che raccoglie appunti a cui ha collaborato tutta la classe, schede di approfondimento, materiali multimediali”.
Chiediamo a Emanuela se si può immaginare un intervento del ministero per incentivare l’utilizzo di questi strumenti: “Il ministero non fornisce formazione, credo che abbia appaltato tutta la gestione del digitale alle case editrici, che per altro giocano sul protezionismo, come dimostra il recente ricorso dell’AIE (Associazione Italiana Editori) contro il decreto dell’ex ministro Profumo”. E allora cosa possono fare gli insegnanti? “Si deve fare come con il nuoto: nessuno che non sappia nuotare può pretendere di insegnare a farlo, a maggior ragione non è permesso restare su un livello teorico. Io consiglio la frequenza di un corso MOOC [Mass Open Online Courses]: si usa esattamente il metodo che poi si dovrebbe portare in classe. I corsi sono abbastanza caotici, organizzati per tema. Chi li guida si aspetta che le persone si organizzino in maniera spontanea a seconda degli interessi. Quindi si usano tutta una serie di strumenti, dalla piattaforma di e-learning ai social network, passando per i webinar o altre forme di comunicazione. Ogni settimana il docente propone un argomento, si discute, si condividono materiali integrativi, il docente interviene poco se non per rilanciare, consolidare i passaggi principali”. Emanuela segnala come punto di partenza per i lettori di S28Mag il blog curato da Andreas Formiconi, che ha tenuto uno dei primi corsi MOOC per insegnanti in Italia.
E a questo punto resta aperta solo una domanda: se i libri costruiti tra studenti e insegnanti diventassero la norma avrebbe ancora senso avere i manuali? I testi scolastici 2.0 – interattivi e partecipativi – possono sostituire l’ossatura di un corso? “Ossatura è proprio il vocabolo giusto” spiega Emanuela Zibordi, portandoci verso la conclusione della nostra chiacchierata: “Io concepisco il libro di testo quando è essenziale. Non lo dico io, lo ha affermato recentemente Gino Roncaglia, saggista e filosofo, dicendo che i libri di testo ormai sono fatti più per gli insegnanti che per gli studenti. Io credo che il manuale abbia senso di esistere quando riporta i fondamentali di una materia, le linee guida, il racconto e la cronologia. Ma tutto il resto lo si può fare tranquillamente con internet. E con gli studenti. Approfondire, ricercare, creare esercizi, fare il lavoro collaborativo e anche un pochino più divertente e partecipativo, ma magari con l’aiuto di libri di carta, perché no….”