Avevamo già pronto un articolo sulla situazione precaria del Centro Internazionale di Formazione alle Arti (CIFA) di Cosenza, collocato in un palazzo di proprietà della Curia e a rischio sfratto. Ma il tam tam sui social media che recita “Il Teatro dell’Acquari sta per chiudere!” ci ha imposto di richiamare Antonello Antonante, direttore artistico della Cooperativa Centro RAT, costituita da Teatro dell’Acquario e CIFA: 32 anni di storia del teatro sperimentale in Calabria: “Fu la prima compagnia professionale calabrese e il primo teatro sperimentale. Tutto il teatro di ricerca italiano, e non solo, è passato dal nostro palcoscenico”. Una storia che rischia di scomparire nel giro di poche settimane, se non ci sarà una volontà tutta politica di tenerla in vita. È sufficiente dare un’occhiata alla scheda riassuntiva diffusa dalla cooperativa per avere un quadro economico dei finanziamenti regionali. A fronte di una spesa annuale che nel 2011 ha raggiunto i 463.000 €, comprendente anche le spese di affitto del capannone in cui è stato allestito nel 1981 il teatro da 200 posti, il Teatro dell’Acquario ha visto il contributo della Regione Calabria passare dai 147.400 € del 2008 ai 26.000 dello scorso anno. Un taglio dell’80%.
Prima si poteva contare su diversi erogazioni: la legge 3/2004, la legge sui teatri nei capoluoghi, la legge 27/95 che è diventata FUC (Fondo Unico per la Cultura) e i Bandi Por con cui l’Unione Europea finanzia formazione e cultura in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia.Negli anni si è assistito da una parte a una progressiva erosione degli investimenti nella programmazione e nella formazione teatrale, dall’altra all’estromissione delle realtà organizzate sotto forma di cooperativa dal FUC, così come dai POR. Un efficace riassunto dei passaggi legislativi ed economici lo si ritrova in un’interrogazione “a risposta immediata” che un consigliere regionale, Mimmo Talarico, ha presentato all’Assessore alla Cultura Mario Caligiuri.
Quando a fine dicembre avevamo parlato con Maria Scalese, responsabile della progettazione del CIFA, la situazione più grave sembrava essere proprio quella del Centro di Formazione. “Abbiamo già chiuso il contratto con la società del gas, anche se ci hanno detto che possiamo sgomberare con calma” ci aveva detto. “Tenere aperto lo spazio costa 100 euro al giorno. Con il budget che abbiamo, frutto delle iscrizioni ai corsi di base, non possiamo sostenere le spese minime. Siamo riconosciuti come Centro di Formazione dalla Regione, ma da più di 10 anni i finanziamenti regionali legati alla formazione professionale non prevedono bandi per la nostra categoria di utenti ”. Tra le mura del CIFA, da molti anni unico ambiente formativo professionale del settore, si sono preparati numerosi attori, tecnici e organizzatori di eventi culturali oggi attivi nel territorio regionale.
L’attuale mancanza dell’identificazione di uno spazio comunale sostitutivo per la sede del CIFA, come la progressiva erosione dei finanziamenti a cui è soggetta la Cooperativa, non si presentano come un fulmine a ciel sereno. La Cooperativa Centro RAT ha cercato di diversificare le fonti di finanziamento: grazie ai progetti di compartecipazione e i progetti europei sono stati organizzati spettacoli, rassegne, workshop internazionali, come il progetto biennale dedicato all’Odin Teatret.
A gennaio la protesta ha preso la forma delle iniziative in strada, degli appelli , ai cittadini e ai politici: quattro anni fa ha chiuso l’Accademia di Arte Drammatica Calabrese. La chiusura di un avamposto culturale come il Teatro dell’Acquario sarebbe un durissimo colpo alla Regione italiana maggiormente vittima dell’emigrazione dei giovani. Un’altra storia, già raccontata su queste pagine digitali.